Apple ha fatto notizia con una mossa senza precedenti: l’azienda ha importato iPhone per un valore di quasi 2 miliardi di dollari dagli stabilimenti in India verso gli Stati Uniti, nel tentativo di aggirare i dazi imposti dall’amministrazione Trump. Secondo quanto riportato da Reuters, questa operazione, che ha coinvolto voli cargo per trasportare 600 tonnellate di dispositivi, rappresenta un record storico per Apple e sottolinea la crescente tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina. Ecco i dettagli di questa strategia e le sue implicazioni per il colosso tecnologico.
Una Corsa Contro i Dazi
L’operazione di Apple è iniziata a marzo 2025, quando l’azienda ha intensificato la produzione in India per garantire scorte sufficienti negli Stati Uniti, uno dei suoi mercati principali. Foxconn e Tata, i principali fornitori indiani di Apple, hanno spedito iPhone per un valore di 1,31 miliardi di dollari solo a marzo, un record mensile che supera la somma delle esportazioni di gennaio e febbraio combinede. Per accelerare il processo, Apple ha noleggiato sei voli cargo, ciascuno con una capacità di 100 tonnellate, riuscendo a trasportare circa 1,5 milioni di iPhone prima dell’entrata in vigore dei dazi più severi.
Il contesto di questa mossa è legato alla politica commerciale di Donald Trump, che ha imposto dazi del 125% sulle importazioni dalla Cina, dove Apple produce circa il 90% dei suoi iPhone, e del 26% su quelle dall’India, anche se queste ultime sono state temporaneamente sospese per 90 giorni, ad eccezione della Cina. L’obiettivo di Apple era chiaro: evitare l’impatto dei dazi accumulando scorte negli Stati Uniti prima che i costi aumentassero. Per farlo, l’azienda ha persino negoziato con le autorità aeroportuali indiane per ridurre i tempi di sdoganamento all’aeroporto di Chennai, portandoli da 30 a sole 6 ore.
Il Costo dei Dazi e l’Impatto sui Consumatori
I dazi di Trump rappresentano una sfida significativa per Apple, che si trova a dover gestire un aumento dei costi di produzione in un mercato altamente competitivo. Secondo un’analisi di Rosenblatt Securities, se Apple trasferisse interamente i costi dei dazi ai consumatori, il prezzo di un iPhone 16 Pro Max, attualmente venduto a 1.599 dollari, potrebbe salire a 2.300 dollari, con un incremento del 43%. Anche modelli più economici, come l’iPhone 16e da 599 dollari, potrebbero subire un aumento di centinaia di dollari.
Questa prospettiva ha già avuto un impatto sui mercati finanziari: dall’annuncio dei dazi il 2 aprile, le azioni di Apple hanno perso circa il 15%, con una capitalizzazione di mercato ridotta di oltre 500 miliardi di dollari. Alcuni analisti, come Dan Ives di Wedbush Securities, stimano che un’eventuale produzione di iPhone negli Stati Uniti potrebbe far lievitare i costi a livelli insostenibili, portando il prezzo di un iPhone da 1.000 dollari a 3.500 dollari, a causa degli elevati costi di manodopera e della complessità della supply chain asiatica.
Una Strategia di Diversificazione
L’operazione di Apple in India non è un’iniziativa isolata, ma parte di una strategia più ampia per diversificare la propria catena di produzione. Negli ultimi anni, l’azienda ha cercato di ridurre la dipendenza dalla Cina, dove produce la maggior parte dei suoi dispositivi, spostando parte della produzione in India e Vietnam. Nel 2024, Apple ha esportato iPhone per un valore di 17 miliardi di dollari dall’India, e si stima che il 20% delle importazioni di iPhone negli Stati Uniti provenga ora da questo paese. Tuttavia, i dazi di Trump colpiscono anche India (26%) e Vietnam (46%), vanificando in parte gli sforzi di diversificazione dell’azienda.
Nonostante ciò, l’India si sta rivelando un mercato chiave per Apple. L’azienda ha investito pesantemente nel paese, collaborando con partner come Foxconn e Tata, e ha aumentato la produzione del 20% nei suoi stabilimenti indiani, estendendo temporaneamente le operazioni anche alla domenica. Questo approccio non solo aiuta Apple a mitigare l’impatto dei dazi, ma potrebbe anche posizionarla per coprire fino al 50% del mercato statunitense con iPhone prodotti in India, secondo alcune stime.
Sfide e Prospettive Future
La mossa di Apple evidenzia le difficoltà che le aziende tecnologiche globali devono affrontare in un contesto di guerre commerciali. Sebbene l’azienda sia riuscita a importare un volume significativo di iPhone prima dell’inasprimento dei dazi, questa strategia non è sostenibile a lungo termine. Spostare l’intera produzione fuori dalla Cina richiederebbe anni e investimenti miliardari: secondo Wedbush Securities, trasferire anche solo il 10% della supply chain in America costerebbe 30 miliardi di dollari e richiederebbe almeno tre anni, con gravi interruzioni nel processo.
Inoltre, l’idea di produrre iPhone negli Stati Uniti, fortemente sostenuta da Trump, appare poco praticabile. Esperti come Fraser Johnson dell’Ivey Business School sottolineano che gli Stati Uniti non dispongono delle infrastrutture o della forza lavoro necessaria per assemblare iPhone su larga scala, e i costi di produzione sarebbero proibitivi. Durante il primo mandato di Trump, Apple era riuscita a ottenere esenzioni dai dazi, ma questa volta il presidente non ha ancora concesso alcuna deroga, aumentando l’incertezza per l’azienda.
Dal punto di vista dei consumatori, il rischio di un aumento dei prezzi è reale. Alcuni analisti, come Wamsi Mohan di Bank of America, prevedono che Apple potrebbe aumentare i prezzi globalmente per evitare discrepanze tra i mercati, mentre altri suggeriscono che l’azienda potrebbe scegliere di assorbire parte dei costi o di recuperarli in mercati meno competitivi. Nel frattempo, i consumatori americani hanno già iniziato a fare scorta di iPhone, temendo rincari imminenti, come riportato da diverse fonti.
Conclusioni
L’importazione record di iPhone dall’India rappresenta una mossa tattica di Apple per affrontare l’impatto immediato dei dazi di Trump, ma solleva interrogativi sul futuro della sua supply chain e sul costo dei dispositivi per i consumatori. Con una guerra commerciale che non accenna a placarsi—la Cina ha risposto ai dazi americani aumentando le proprie tariffe al 125%—Apple si trova in una posizione delicata, costretta a bilanciare innovazione, costi e pressioni geopolitiche.
Il prossimo appuntamento chiave sarà il 1° maggio 2025, quando il CEO di Apple, Tim Cook, risponderà alle domande degli analisti durante la conference call trimestrale. Fino ad allora, l’azienda continuerà a navigare in acque turbolente, cercando di proteggere il suo status di leader nel mercato degli smartphone. Resta da vedere se Apple riuscirà a ottenere nuove esenzioni dai dazi o se i consumatori dovranno prepararsi a un futuro in cui possedere un iPhone diventerà un lusso ancora più costoso.
