ChatGPT: watermark per le immagini per gli utenti gratuiti

OpenAI, l’azienda dietro ChatGPT, sta testando una nuova funzionalità che potrebbe cambiare il modo in cui gli utenti gratuiti interagiscono con il generatore di immagini del popolare chatbot. L’azienda sta sperimentando l’introduzione di un watermark visibile sulle immagini generate dagli utenti della versione gratuita di ChatGPT, mentre gli abbonati ai piani a pagamento, come ChatGPT Plus, Pro e Team, non avranno questa limitazione.

Chatbot come Gemini e Meta AI o Grok già applicano watermark a tutte le loro immagini, una pratica che aiuta a identificare chiaramente l’origine artificiale dei contenuti. OpenAI, tuttavia, sembra adottare un approccio diverso: il watermark sarà applicato solo alle immagini generate dagli utenti gratuiti, mentre gli utenti a pagamento potranno scaricare immagini prive del logo.

La notizia è emersa grazie a Tibor Blaho, un ricercatore di intelligenza artificiale, che ha condiviso su X una scoperta interessante: nell’ultima versione beta di ChatGPT per Android è presente una linea di codice denominata “image-gen-watermark-for-free”.

Questo suggerisce che OpenAI stia testando attivamente questa funzionalità, anche se l’azienda non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale a riguardo. Non è chiaro se OpenAI porterà avanti questa iniziativa o se modificherà i suoi piani in futuro, come spesso accade con le sperimentazioni tecnologiche.

Il generatore di immagini di ChatGPT, basato sul modello GPT-4o, è diventato particolarmente popolare negli ultimi tempi, soprattutto per la creazione di immagini in stile Studio Ghibli. Dopo che OpenAI ha reso questa funzionalità accessibile anche agli utenti gratuiti la settimana scorsa, milioni di persone in tutto il mondo hanno iniziato a utilizzarla per trasformare foto personali o meme in opere d’arte in stile anime. Tuttavia, questa popolarità ha anche amplificato le preoccupazioni legate alla possibile diffusione di contenuti falsi o fuorvianti, spingendo OpenAI a considerare misure come il watermark per garantire maggiore trasparenza.

Sebbene l’obiettivo dichiarato del watermark sia quello di aiutare a identificare le immagini generate dall’AI, alcuni osservatori vedono questa mossa come un tentativo di OpenAI di incentivare gli utenti a passare ai piani a pagamento. ChatGPT Plus, il piano a pagamento più economico, costa circa 20 dollari), mentre il piano Pro arriva a 200 dollari mensili. Offrendo immagini senza watermark esclusivamente agli abbonati, OpenAI potrebbe spingere gli utenti gratuiti a considerare un upgrade, soprattutto se desiderano condividere immagini sui social media o utilizzarle per scopi professionali senza il marchio visibile.

Questa strategia non è nuova nel settore tecnologico: molte aziende offrono funzionalità premium per differenziare i servizi a pagamento da quelli gratuiti. Tuttavia, alcuni critici sostengono che OpenAI stia sfruttando una questione etica – la necessità di distinguere i contenuti generati dall’AI – per incrementare i propri profitti. L’assenza di un watermark per tutti gli utenti, indipendentemente dal piano, potrebbe infatti ridurre il rischio di utilizzo improprio delle immagini, come la creazione di documenti falsi o la diffusione di disinformazione, un problema che sta diventando sempre più pressante con la proliferazione dell’AI generativa.

Parallelamente all’introduzione del watermark, OpenAI ha aggiornato i suoi termini di servizio il 4 aprile 2025, specificando che le immagini o i video condivisi pubblicamente su ChatGPT o sulla piattaforma Sora possono essere utilizzati dall’azienda per “riprodurre, distribuire, modificare, mostrare ed eseguire” tali contenuti al fine di operare e promuovere i suoi servizi. Questa clausola ha sollevato preoccupazioni tra gli utenti, specialmente in un momento in cui la privacy digitale è al centro del dibattito globale.

Sebbene OpenAI affermi che le immagini generate dagli utenti gratuiti non vengano conservate oltre la sessione a meno che l’utente non acconsenta all’uso dei dati per l’addestramento, la politica sui dati condivisi pubblicamente lascia spazio a interpretazioni. Alcuni attivisti per la privacy digitale hanno espresso timori sul fatto che OpenAI possa utilizzare le immagini caricate dagli utenti per addestrare ulteriormente i propri modelli AI, una pratica che potrebbe violare normative come il GDPR europeo se non gestita con la dovuta trasparenza. In confronto, altre piattaforme come Grok di xAI non hanno politiche altrettanto chiare sulla conservazione dei dati, il che rende difficile per gli utenti comprendere appieno i rischi associati.