L’amministrazione Trump ha annunciato una decisione che offre un sollievo immediato al settore tecnologico: smartphone, computer e altri dispositivi elettronici sono stati esentati dai nuovi dazi reciproci tra Stati Uniti e Cina. Questa mossa, che arriva in un contesto di crescenti tensioni commerciali, evita rincari immediati per i consumatori e dà una boccata d’ossigeno a colossi tech come Apple, Samsung, Nvidia e TSMC. Tuttavia, con un’indagine in corso sui semiconduttori e la possibilità di dazi futuri, il settore tech rimane su un terreno instabile.

Un’esenzione strategica per il settore tech
Secondo quanto riportato dalla US Customs and Border Protection, l’esenzione copre smartphone, laptop, dischi rigidi, processori, chip di memoria e persino i macchinari per la produzione di semiconduttori, applicandosi retroattivamente dal 5 aprile 2025. Questa decisione esclude tali prodotti dai dazi del 145% imposti sulle importazioni cinesi e dal dazio base del 10% su quasi tutti gli altri paesi. L’obiettivo è chiaro: evitare un’impennata dei prezzi per i consumatori americani, che dipendono fortemente da dispositivi prodotti all’estero, e proteggere le aziende tech da un impatto economico immediato.
Per il settore tech, questa esenzione è cruciale. La produzione di elettronica di consumo avviene principalmente in Asia: ad esempio, Taiwan, sede di TSMC, copre il 60% delle esportazioni tech verso gli Stati Uniti, con un surplus commerciale di 73,9 miliardi di dollari nel 2024. Spostare la produzione negli Stati Uniti, come auspicato da Trump, richiederebbe anni e investimenti colossali, un’ipotesi che molti esperti considerano irrealistica nel breve termine.
Impatti e benefici per le aziende tech
L’esenzione beneficia un’ampia gamma di aziende. Samsung, che produce dispositivi come il Galaxy S24 Ultra in Cina e Vietnam, evita rincari che avrebbero potuto colpire le vendite negli Stati Uniti. Nvidia, Qualcomm e Intel, che si affidano a TSMC per i loro chip, traggono vantaggio dall’esenzione sui macchinari per la produzione di semiconduttori, essenziale per mantenere operative le loro catene di approvvigionamento. Anche aziende come Dell e HP, che producono laptop in Cina, possono tirare un sospiro di sollievo, almeno per ora .
Per i consumatori, questo significa prezzi stabili. Ad esempio, un laptop di fascia media che costa 1.000 dollari avrebbe potuto subire un aumento di 100-150 dollari con i dazi, un costo che ora viene evitato. Tuttavia, i dispositivi restano soggetti a un dazio preesistente del 20%, e le aziende che hanno pagato dazi tra il 5 e l’11 aprile possono richiedere rimborsi.
Le ombre di un futuro incerto
Nonostante il sollievo immediato, l’esenzione potrebbe essere temporanea. La Casa Bianca, attraverso la portavoce Karoline Leavitt, ha ribadito che Trump intende spingere per una produzione tech interna, con investimenti già annunciati da aziende come Apple, TSMC e Nvidia per trasferire parte della produzione negli Stati Uniti. Tuttavia, un’indagine Section 232 sui semiconduttori, annunciata dalla Casa Bianca, potrebbe portare a nuove tariffe specifiche. I semiconduttori, cuore di ogni dispositivo tech, sono stati finora esentati, ma Trump ha più volte ventilato l’idea di tassarli, una mossa che potrebbe colpire l’intero settore. La Cina, nel frattempo, ha risposto con dazi propri e ha definito le misure americane un rischio per l’economia globale, chiedendo una cooperazione multilaterale attraverso il WTO per contrastare il protezionismo. Questo clima di tensione commerciale potrebbe spingere le aziende tech a diversificare ulteriormente le loro catene di approvvigionamento, un processo già in corso ma complesso e costoso.
Il settore tech ha accolto la notizia con cauto ottimismo. Su piattaforme come X, alcuni utenti sottolineano che l’esenzione è un “assist” per le grandi aziende tech, ma esprimono preoccupazione per le piccole imprese, che potrebbero soffrire di più in un contesto commerciale instabile. Altri analisti, come quelli citati da Bloomberg, avvertono che la “tregua” potrebbe essere fugace: l’esenzione deriva da un ordine iniziale che impedisce la sovrapposizione di dazi settoriali e generali, ma non esclude tariffe mirate in futuro.
Un rischio concreto è l’impatto sulla filiera globale. Ad esempio, il progetto di Nvidia e Foxconn per una fabbrica di server AI in Messico potrebbe subire ritardi se i dazi dovessero essere reintrodotti, aumentando i costi operativi e rallentando l’innovazione nel settore dell’intelligenza artificiale. Inoltre, l’aumento dei costi di produzione potrebbe tradursi in prezzi più alti per i consumatori a lungo termine, soprattutto se le aziende non riusciranno ad assorbire i costi aggiuntivi.
Cosa aspettarsi?
Per i consumatori e le aziende tech, il messaggio è chiaro: godetevi la stabilità attuale, ma preparatevi a un possibile cambiamento. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è lungi dall’essere risolta, e il settore tech dovrà continuare a navigare tra opportunità e incertezze. Quale sarà il prossimo passo di Trump? E come risponderanno le aziende tech? Condividi la tua opinione nei commenti!
